Tra bisogno e ...
100 anni e più...
La Cooperativa di Biumo Inferiore e Belforte
tra bisogno e ideale
Robertino Ghiringhelli
Robertino Ghiringhelli
Centouno anni sono trascorsi da quel quattordici settembre del 1904 quando nacque "'Unione Cooperativa Popolare di Varese e Unite Castellanze", che divenne subito nella mentalità della gente comune la "Cooperativa di Biumo Inferiore" e che ebbe a sua sede più famosa, nella Varese degli anni antecedenti la prima guerra mondiale, tra le attuali vie Garibaldi e Cairoli.
Quello di Biumo non era un caso isolato. Difatti, come è documentato dai partecipanti al Primo Congresso fra i Circoli vinicoli, Cooperative famigliari del circondario, allora eravamo provincia di Como, tenutosi a Valle Olona su finire dell'aprile del 1905, nel territorio già operavano le realtà cooperative di Valle Olona, Masnago,S. Ambrogio, Giubiano e Bosto.
Ma quelli di Biumo nel breve volgere di pochi anni divennero, con l'acquisizione dall'"Unione Cooperativa" di Milano del negozio di via Manzoni, con l'apertura di un forno, di una mensa operaia, di un magazzino di legna e carbone e con l'inaugurazione, là verso Malnate e Como, nel nuovo rione di Belforte di un circolo e di una "botteguccia" di generi alimentari, uno dei punti di riferimento del movimento cooperativo locale.
Ciò non poteva non causare l'attenzione e l'interesse dei partiti politici varesini, in primo luogo il Partito socialista e quello repubblicano. Alle elezioni amministrative del 1907 i cooperatori di Biumo si divisero. Infatti, mentre il Consiglio direttivo deiberò a maggioranza di aderire alla lista "repubblicano democratica cooperativa", Luigi Moro, valigiaio e già presidente della cooperativa, e Luciano Giordano, segretario contabile dello stesso, con pochi altri soci, pellattieri e operai della Cartiera Molina e residenti nelle casupole di viale Belforte, facevano la scelta di appoggiare la lista socialista e della Camera del Lavoro. Lo stesso Moro venne candicato.
Era il segno della frattura in atto fra democratici e socialisti e che avrebbe portato sino al 1919 il movimento cooperativo a dividersi fra sostenitori della cooperativa del baslott o dell'aiuto reciproco per sopravvivere e fautori della trasformazione di queste istituzioni in organismi di collegamento fra bisogni materiali e quotidiani e sogni di un'emancipazione politica che portasse la classe lavoratrice al potere.
Ma quelli di Biumo nel breve volgere di pochi anni divennero, con l'acquisizione dall'"Unione Cooperativa" di Milano del negozio di via Manzoni, con l'apertura di un forno, di una mensa operaia, di un magazzino di legna e carbone e con l'inaugurazione, là verso Malnate e Como, nel nuovo rione di Belforte di un circolo e di una "botteguccia" di generi alimentari, uno dei punti di riferimento del movimento cooperativo locale.
Ciò non poteva non causare l'attenzione e l'interesse dei partiti politici varesini, in primo luogo il Partito socialista e quello repubblicano. Alle elezioni amministrative del 1907 i cooperatori di Biumo si divisero. Infatti, mentre il Consiglio direttivo deiberò a maggioranza di aderire alla lista "repubblicano democratica cooperativa", Luigi Moro, valigiaio e già presidente della cooperativa, e Luciano Giordano, segretario contabile dello stesso, con pochi altri soci, pellattieri e operai della Cartiera Molina e residenti nelle casupole di viale Belforte, facevano la scelta di appoggiare la lista socialista e della Camera del Lavoro. Lo stesso Moro venne candicato.
Era il segno della frattura in atto fra democratici e socialisti e che avrebbe portato sino al 1919 il movimento cooperativo a dividersi fra sostenitori della cooperativa del baslott o dell'aiuto reciproco per sopravvivere e fautori della trasformazione di queste istituzioni in organismi di collegamento fra bisogni materiali e quotidiani e sogni di un'emancipazione politica che portasse la classe lavoratrice al potere.
A di là della vericità storica o meno della battuta, occorre dire che, quando nel 1921 vi fu la scissione di Livorno e nacque il Partito Comunista d'ltalia, i primi incontri,i dirigenti comunisti comaschi e varesini , li tennero proprio a Belforte.
Facciamo un passo avanti di circa venticinque anni e arriviamo alla mattina del 25 novembre 1945 quando nella nuova sede di viale Belforte 137 (fu inaugurata nel 1934) si tenne Assenblea generale della Società Anonima Cooperativa di consumo di Biumo Inferiore "in liquidazione per la " allegra e verticistica" gestione sotto il regime fascista.
Difatti , come leggiamo nel verbale della seduta " La cooperativa nel periodo fascista prima ha perduto la libera nomina degli amministratori , poi, per biasinevole comportamento della arnministrazione, ha perduto immobili negozi e il buon nome". La denuncia del liquidatore vale più d'ogni altro commento o altra ricerca storica del perché del declinare del ruolo dei fini e dei compiti della cooperazione durante il Ventennio.
Ma quell 'Assemblea assunse un valore storico e giuridico perché deliberò di cedere "tutte le proprie attività formative" alla Cooperativa di Biumo Inferiore e Belforte che, così, come sostiene in questo stesso Libro-ricordo Ambrogio Vaghi, festeggia i suoi sessantanni, pur avendone più di cento.
Senza qui ripercorrere i tanti momenti significativi e concreti della vita della Società e dei suoi soci dal 1945 ad oggi e senza farci prendere dalla nostalgia di quei libretti, ove il dispensiere o la dispensiera segnavano i conti della spesa delle famiglie della zona, non si può dimenticare il ruolo avuto dalla cooperativa nei difficili anni del dopoguerra nel riportare la gente comune ad abituarsi a superare la consuetudine ad usare la tessera annonaria, soppressa il 18 novembre 1947, ed a ritornare alla quotidianità. Accanto a ciò le diverse attività ricreative, di sostegno e aiuto per una vita migliore, nella quale anche la gente di Belforte iniziò a sentirsi soggetto e non oggetto delle scelte da farsi, fecero del numero 137 di Viale Belforte il luogo di riferimento delle scelte, delle voci, in una parola dell'identità del quartiere.
Facciamo un passo avanti di circa venticinque anni e arriviamo alla mattina del 25 novembre 1945 quando nella nuova sede di viale Belforte 137 (fu inaugurata nel 1934) si tenne Assenblea generale della Società Anonima Cooperativa di consumo di Biumo Inferiore "in liquidazione per la " allegra e verticistica" gestione sotto il regime fascista.
Difatti , come leggiamo nel verbale della seduta " La cooperativa nel periodo fascista prima ha perduto la libera nomina degli amministratori , poi, per biasinevole comportamento della arnministrazione, ha perduto immobili negozi e il buon nome". La denuncia del liquidatore vale più d'ogni altro commento o altra ricerca storica del perché del declinare del ruolo dei fini e dei compiti della cooperazione durante il Ventennio.
Ma quell 'Assemblea assunse un valore storico e giuridico perché deliberò di cedere "tutte le proprie attività formative" alla Cooperativa di Biumo Inferiore e Belforte che, così, come sostiene in questo stesso Libro-ricordo Ambrogio Vaghi, festeggia i suoi sessantanni, pur avendone più di cento.
Senza qui ripercorrere i tanti momenti significativi e concreti della vita della Società e dei suoi soci dal 1945 ad oggi e senza farci prendere dalla nostalgia di quei libretti, ove il dispensiere o la dispensiera segnavano i conti della spesa delle famiglie della zona, non si può dimenticare il ruolo avuto dalla cooperativa nei difficili anni del dopoguerra nel riportare la gente comune ad abituarsi a superare la consuetudine ad usare la tessera annonaria, soppressa il 18 novembre 1947, ed a ritornare alla quotidianità. Accanto a ciò le diverse attività ricreative, di sostegno e aiuto per una vita migliore, nella quale anche la gente di Belforte iniziò a sentirsi soggetto e non oggetto delle scelte da farsi, fecero del numero 137 di Viale Belforte il luogo di riferimento delle scelte, delle voci, in una parola dell'identità del quartiere.
Se a Biumo predominavano i seguaci delle teorie della cooperazione economica finalizzata a
risolvere i problemi "materiali" dei propri soci, nella succursale di Belforte, dopo la guerra
diventata con Valle Olona luogo d'incontro e i dibattiti del movimento socialista, all 'acquisto
della pasta, del pane e al bicchiere del vino si accompagnavano sempre più spesso discussioni
sulle modalità di rinnovo dei vari contratti di lavoro e sulle strategie politiche delle diverse
anime del Partito Socialista.
Circola ancora oggi, tra i soci più vecchi, una leggenda. A Biumo il vino "Trani" e il "Barletta avevano un colore rosato, a Belforte invece il vino era rosso Intenso.
Proprio questa simbiosi col territorio ha fatto sì che la cooperativa di Belforte, a differenza di altre realtà consimili delle citta e dei dintorni, abbia saputo adattarsi al mutare della società e del mondo dei bisogni e anche oggi sappia coniugare esigenze concrete e ideali nel rispetto di ognuno e riesca, in una società votata all'lndividualismo, alla superficialità e al consumismo, a mantenere vivi e concreti quei concetti di assistenza, solidarietà e umanità che dalla lontana Rochdale hanno segnato e caratterizzato a storia della cooperazione.
Se apriamo una qualsiasi Enciclopedia o Dizionario alla voce cooperativa vi leggiamo che si tratta di una società che persegue lo scopo mutualistico di fornire, a condizioni favorevoli, beni, servizi, lavoro ai propri membri, di regola appartenenti ad una determinata categoria sociale.
Si tratta di una definizione che vale anche per Belforte con alcuni distinguo, due dei quali particolarmente significativi.
Il primo è la cogestione delle attività ed il relativo controllo da parte dei soci, che è il motivo conduttore della Società dalle origini, fatto salvo il periodo fascista.
II secondo riguarda l'adattarsi al mutare della realtà sociale che ha fatto sì che da istituzione di classe la Cooperativa sia diventata un organismo territoriale di legame e di identità senza dimenticare i valori fondamentali della libertà e della dignità.
Semplificando, potremmo dire che all'ideale dell'operaio cittadino a tutti gli effetti si è aggiunto quello della qualità della vita.
In questo sito qualcuno troverà nomi a lui noti ed altri meno; altri ancora del tutto sconosciuti. Occorre dire che per i cooperatori di Belforte ciò che ha sempre contato non è il nome e chi, ma che cosa si è fatto o si è tentato di fare. È una concezione della storia, che parte dai bisogni di tanti che non avevano o hanno voce in capitolo e che la Cooperativa nel suo insieme ha aiutato e aiuta a farsi ascoltare e a non sentirsi soli.
Scusate se è poco, ma nel nulla odierno è molto.
Qualcuno l'ha definita il coraggio della ragione.
A Belforte preferiscono chiamarla la voce del cuore.
COSTITUZIONE
Costituita sotto la ragione sociale
<UNIONE COOPERATIVA POPOLARE COOPERATIVA ANONIMA DI CONSUMO
IN VARESE ED UNITE CASTELLANZE>,
a rogito del notaio Dott.Ferdinando Torneamenti,il 2 ottobre 1904, n°1907 di repertorio. Approvata e legalmente riconosciuta dal tribuale Civile di Vareseil 14 Ottobre 1904,
con Decreto n°1306
Se apriamo una qualsiasi Enciclopedia o Dizionario alla voce cooperativa vi leggiamo che si tratta di una società che persegue lo scopo mutualistico di fornire, a condizioni favorevoli, beni, servizi, lavoro ai propri membri, di regola appartenenti ad una determinata categoria sociale.
Si tratta di una definizione che vale anche per Belforte con alcuni distinguo, due dei quali particolarmente significativi.
Il primo è la cogestione delle attività ed il relativo controllo da parte dei soci, che è il motivo conduttore della Società dalle origini, fatto salvo il periodo fascista.
II secondo riguarda l'adattarsi al mutare della realtà sociale che ha fatto sì che da istituzione di classe la Cooperativa sia diventata un organismo territoriale di legame e di identità senza dimenticare i valori fondamentali della libertà e della dignità.
Semplificando, potremmo dire che all'ideale dell'operaio cittadino a tutti gli effetti si è aggiunto quello della qualità della vita.
In questo sito qualcuno troverà nomi a lui noti ed altri meno; altri ancora del tutto sconosciuti. Occorre dire che per i cooperatori di Belforte ciò che ha sempre contato non è il nome e chi, ma che cosa si è fatto o si è tentato di fare. È una concezione della storia, che parte dai bisogni di tanti che non avevano o hanno voce in capitolo e che la Cooperativa nel suo insieme ha aiutato e aiuta a farsi ascoltare e a non sentirsi soli.
Scusate se è poco, ma nel nulla odierno è molto.
Qualcuno l'ha definita il coraggio della ragione.
A Belforte preferiscono chiamarla la voce del cuore.
COSTITUZIONE
Costituita sotto la ragione sociale
<UNIONE COOPERATIVA POPOLARE COOPERATIVA ANONIMA DI CONSUMO
IN VARESE ED UNITE CASTELLANZE>,
a rogito del notaio Dott.Ferdinando Torneamenti,il 2 ottobre 1904, n°1907 di repertorio. Approvata e legalmente riconosciuta dal tribuale Civile di Vareseil 14 Ottobre 1904,
con Decreto n°1306